on un paziente lavoro di circa 10 anni Leonardo Comucci ha raccolto praticamente tutti gli attrezzi di lavoro e gli utensili della casa dei contadini fiorentini. Il Museo sarà presto aperto al pubblico in permanenza.

Nei dintorni di Firenze si sono susseguiti tre distinti periodi (con le inevitabili eccezioni): dal dopoguerra fino al 1955 circa, si assiste al quasi completo abbandono delle case e dei villaggi da parte dei contadini che, vistisi dimenticati dai proprietari che non effettuavano nessun investimento a carattere sociale (restauro delle case, luce, acqua, strade),

 





hanno scelto l' affascinante strada della città  dove, pur rinunciando al contatto con la natura che forse avrebbero preferito, hanno trovato una vita più facile per loro e per i loro figli.
Il periodo che va dal 1955 al 1965/68 è stato invece caratterizzato dall'acquisto da parte di molti stranieri (in prevalenza svizzeri ed inglesi) delle case coloniche abbandonate e da loro successivamente trasformate in abitazioni residenziali, in genere con il massimo rispetto per le condizioni ambientali, fatta esclusione per l'inevitabile piscina. Infatti in linea di massima i restauri sono stati a carattere quasi esclusivamente conservativo sia all'interno che all'esterno delle case e la natura non è stata modificata. Infine nell'ultimo periodo, ovvero dal 1965/1968 ad oggi, c'è stata  la corsa all'acquisto da parte degli italiani che hanno visto la possibilità di investire sulle colline fiorentine e nell’area Chianti, senza però; assolutamente conoscerne la natura.

Quindi:

1) impianto indiscriminato di nuovi vigneti che hanno completamente modificato il paesaggio, tutto ciò; giustificato da motivi puramente economici dai quali oggi non si vuole derogare.

2) ristrutturazione delle case, trasformate in ville, molte volte con vistosi restauri esterni ed interni.

 

L'abbandono iniziale, la scomparsa di una tradizione contadina e le successive trasformazioni hanno portato alla quasi totale perdita  degli attrezzi da lavoro e degli oggetti di uso casalingo, in certi casi distrutti dal tempo, in altri raccolti dagli "amatori" che sono andati nelle città e nelle case restaurate, ad abbellire le pareti delle case di città e di quelle restaurate o addirittura trasformati in basi per paralumi, piccoli bar, portacenere.

Anche io, in parte, non sono immune da colpe avendo "cercato" molto in questi anni ma spero di essere riuscito a salvare un' idea sommaria di come si viveva in campagna ...

 Ecco spiegato il vero obbiettivo di questo museo della civiltà contadina: riuscire a ricordare la vita e i ritmi della campagna attraverso la testimonianza degli attrezzi di lavoro e degli utensili della casa del mondo contadino.

Chiunque voglia contribuire alla creazione di questo museo sulla civiltà contadina sia con semplici consigli – per noi sempre preziosi - o con il supporto materiale di alcuni attrezzi di lavoro di questo mondo, può contattare la mia azienda agricola o, se preferisce, direttamente l’indirizzo e-mail: info@ilsantuccio.it